Sii te stesso…ma come Cristo!
Ricercare l'Autenticità in questa Quaresima
La Quaresima è un tempo di rinnovamento, un’occasione per riscoprire la nostra identità cristiana e impegnarci con maggiore fedeltà a seguire Cristo. All’inizio di questo cammino, il nostro autore ospite, fr. John Church OP, ci sfida a riflettere su cosa significhi davvero essere un discepolo autentico. Che le sue parole possano ispirarci a cercare una trasformazione più profonda nelle settimane di grazia che ci attendono!
Che tipo di persona è il buon discepolo?
Il Vangelo di Luca (Lc 6,39-45) ci offre alcune delle immagini più memorabili presentate da Gesù: l’avvertimento sui ciechi che guidano altri ciechi, la pagliuzza e la trave nell’occhio, l’albero e i suoi frutti. Queste immagini si trovano alla fine del celebre "Discorso della Pianura" nel Vangelo di Luca, che abbiamo letto nelle ultime domeniche. E tutte toccano un tema che, a mio avviso, è particolarmente attuale: l’autenticità. Attraverso parole sulla leadership, sull’ipocrisia e su cosa significa avere un cuore buono, Gesù ci pone una domanda fondamentale: cosa rende un discepolo davvero autentico?
La ricerca contemporanea dell’autenticità
Oggi l’autenticità è celebrata ovunque. Il filosofo canadese Charles Taylor ha osservato che la nostra cultura ha un’idea molto peculiare di autenticità: alla base c’è la convinzione che ogni persona debba vivere la propria umanità in modo unico e originale.
Taylor lo esprime così: “Esiste un modo di essere umani che è il mio. Sono chiamato a vivere la mia vita in questo modo, e non imitando nessun altro”. Oppure, come afferma un noto psicologo: “Il più grande atto di coraggio è essere e accettare completamente chi sei…”.
È solo una questione di scelta personale?
Ricordo bene una conversazione con un caro amico nell’estate prima di entrare in noviziato con i Domenicani. Questo amico è un ateo convinto e, mentre gli raccontavo della mia intenzione di entrare nell’Ordine, mi aspettavo (e segretamente speravo) una reazione del tipo: “Vuoi consacrare la tua vita a Dio? Sei matto!”—e da lì sono sicuro che sarebbe nato un dibattito acceso. Invece, ricevetti soltanto parole di incoraggiamento: “Se è quello che vuoi fare, è fantastico!”. Era un’affermazione gentile, segno di amicizia e rispetto. Ma mancava qualcosa.
La nostra cultura, e forse in particolare la mia generazione, è restia a mettere in discussione le scelte di vita altrui. Questo perché l’idea di autenticità di Taylor è profondamente radicata: l’unica cosa che conta davvero è vivere in sintonia con ciò che senti dentro di te. L’“autentico” è colui che scopre e vive la propria “vera essenza interiore”.
Brené Brown, famosa scrittrice e podcaster, esprime bene questo concetto: l’autenticità è “la scelta di esserci davvero. La scelta di lasciarci vedere per quello che siamo.” Ma è davvero tutto qui? Come dovrebbero relazionarsi le nostre convinzioni interiori con il nostro comportamento?
Un albero e i suoi frutti: ciò che viene da dentro
Questa domanda è centrale nel Vangelo di Luca, specialmente nell’immagine dell’albero e dei suoi frutti: “Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è albero cattivo che produca un frutto buono, perché ogni albero si riconosce dal suo frutto”. Gesù ci parla della coerenza tra il nostro cuore e le nostre azioni: ciò che facciamo rivela chi siamo dentro.
Anche il Siracide, nella prima lettura, usa la stessa immagine: “Il frutto rivela come è coltivato l’albero; così la parola rivela i sentimenti del cuore” (Sir 27:6). Il punto è chiaro: il buon discepolo vive con integrità. C’è un’armonia tra ciò che c’è dentro e ciò che si manifesta fuori: “L’uomo buono, dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene”. Ma questa integrità è la stessa cosa dell’autenticità descritta da Taylor?
L’autenticità cristiana: più di una semplice scoperta di sé
Guardiamo più da vicino l’immagine dell’albero e dei suoi frutti. Gesù ne fa due osservazioni distinte. Prima di tutto, parla della qualità del frutto: gli alberi buoni danno frutti buoni, quelli cattivi danno frutti cattivi. Ma aggiunge un secondo punto: il frutto deve corrispondere alla natura dell’albero. I fichi crescono sui fichi, non sui rovi; l’uva cresce sulla vite, non sui cespugli di spine. Per il discepolo, quindi, l’autenticità ha tutto a che fare con la sua natura.
Alla base di questa immagine c’è una convinzione biblica fondamentale: siamo creati a immagine e somiglianza di Dio. Il tipo di creatura che noi siamo è quella di essere una persona creata a immagine di Dio. Essere un buon discepolo non significa semplicemente cercare la propria “vera essenza” interiore, ma cercare Dio. Certo, l’introspezione è importante, ma guardiamo dentro di noi per guardare in alto, per cercare Colui che è più vicino a noi di quanto lo siamo noi stessi, come scrisse meravigliosamente sant’Agostino. Per il cristiano, l’autenticità non può mai essere separata dalla creazione e dal dono.
Diventare come Cristo: la strada per la vera autenticità
Che tipo di persona è dunque il buon discepolo? Tutto il Discorso della Pianura di Gesù ci indica chiaramente la direzione. Nelle scorse settimane abbiamo ascoltato prima le Beatitudini, poi il comandamento dell’amore gratuito. E oggi, in questa parte finale del Discorso, Gesù ci dice: “Ogni discepolo ben preparato sarà come il suo maestro”. Il cammino morale del cristiano ha una forma concreta: Cristo. Il buon discepolo, formato dalle Beatitudini e donato completamente nell’amore, diventa simile a Cristo.
Se Taylor afferma che l’autenticità consiste nel vivere la vita “a modo proprio” e “senza imitare nessun altro”, allora l’autenticità cristiana è profondamente controcorrente. Essere discepoli significa accogliere e vivere la vita di Cristo. Come dice san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”.
Ognuno ha il proprio cammino unico. Quando a Papa Benedetto XVI fu chiesto “Quante sono le strade che portano a Dio?”, rispose: “Tante quante sono le persone”. Ma ogni strada, per ognuno di noi, è plasmata da Cristo. “Io sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di me.”
L’autenticità cristiana inizia con Cristo. Egli dimora in noi, e noi dimoriamo in Lui. In questa Quaresima, Gesù ci invita a vivere la sua vita.
Una versione di questo testo è stata predicata a Blackfriars, Oxford e pubblicata su Torch.
Immagine: Blackfriars, Oxford di Giovanni Castellano