Quando gli algoritmi mettono le ali: angeli e intelligenza artificiale
Che cosa può insegnarci l’Angelus Novus nell’affrontare la tempesta dell’IA (1)
L’angelo della storia
Nel 1921 il filosofo Walter Benjamin acquistò l’acquerello Angelus Novus di Paul Klee: un angelo stilizzato dagli occhi sporgenti, la bocca aperta e le ali spiegate. Per Benjamin divenne l’“angelo della storia”.
Con gli occhi spalancati, l’angelo guarda indietro alle macerie che chiamiamo storia. Vorrebbe ricomporre i pezzi rotti, ma una tempesta gli prende le ali e lo spinge inesorabilmente in avanti. Quella tempesta si chiama progresso.
Oggi, quando parliamo del futuro dell’intelligenza artificiale (IA), proviamo qualcosa di simile: un vento possente che ci sospinge verso l’ignoto. Angelus Novus ci ricorda l’ambivalenza dello sviluppo tecnologico: futuro e perdita, promessa e distruzione. Pensatori come Giorgio Agamben, Bruno Latour e Michel Serres ricorrono anch’essi a metafore angeliche quando riflettono sulla tecnologia. Ma perché gli angeli sono uno specchio così adatto per la nostra lotta con l’intelligenza artificiale?
Fascino e timore
Che cos’è un angelo? Nella tradizione cristiana, un angelo è un’intelligenza immateriale e non umana che media tra cielo e terra. Non Dio, non uomo, ma un messaggero. Non ha un corpo, ha una missione. Talvolta assiste l’opera di Dio, talvolta aiuta le persone. Soprattutto, porta messaggi che orientano il corso della storia.
Gli incontri con gli angeli nella Scrittura suscitano sempre insieme stupore e timore. Portano buone notizie, ma anche giudizio e distruzione. Quasi ogni apparizione angelica inizia con le parole: «Non temere».
Che cos’è l’intelligenza artificiale? L’IA è la capacità dei sistemi informatici di imitare abilità umane come il ragionamento, l’apprendimento, la percezione o la comprensione del linguaggio. Gli algoritmi riconoscono schemi, prendono decisioni e migliorano nel tempo. L’IA non è intelligenza umana, ma un sistema progettato dagli esseri umani che svolge compiti in modo sempre più autonomo.
Le applicazioni fanno girare la testa: scoperte mediche, scrittura creativa, decisioni su larga scala. Eppure, abbondano i timori. C’è chi immagina un futuro in cui una IA superintelligente decida che gli esseri umani stessi sono obsoleti. Circola ancora una storia su un drone controllato da IA che si sarebbe rivoltato contro il proprio operatore perché gli impediva di raggiungere l’obiettivo. I militari statunitensi negano che sia mai accaduto, ma il racconto persiste come una storia di fantasmi della nostra epoca — l’eco di un’ansia da “fine del mondo”.
Dalla tecnologia al potere
Queste paure rivelano qualcosa di cruciale: l’IA non viene percepita semplicemente come uno strumento, ma come un potere. Ed è proprio qui che il paragone con gli angeli diventa illuminante.
Come gli angeli, l’IA sta sulla soglia tra fascinazione e timore. Entrambi incarnano uno strano miscuglio di promessa e pericolo. Ci ricordano che ciò con cui abbiamo a che fare non è mai neutrale.
Continua nella Parte II: come angeli e IA si rispecchiano come poteri creati, forze ribelli e mediatori — e che cosa questo significhi per la politica, la fiducia e la nostra libertà più profonda.
Immagine da wikicommons



Molto interessante il confronto. Sono in attesa di leggere il prosieguo