La Quaresima è spesso vissuta come un tempo forte, un'occasione per impegnarsi, convertirsi, purificarsi. Digiuni, preghiere, atti di carità: tutto è orientato a un rinnovamento interiore. Ma poi arriva la Pasqua e, per tanti di noi, tutto torna come prima. Il desiderio di migliorarsi si affievolisce, la tensione spirituale si allenta e si rischia di scivolare nuovamente nella routine e nella mediocrità.
Ricordo un fedele che mi confidò una volta: «Il Tempo Pasquale è noioso!». Una frase che mi fece riflettere allora, ma che purtroppo esprime un sentimento diffuso: dopo l’impegno quaresimale, la Pasqua sembra quasi un punto di arrivo, un traguardo raggiunto che cessa ben presto di parlare alle nostre vite e di spronarci nel cammino.
Un cammino che non si interrompe
Eppure, la Pasqua è tutt'altro che una semplice festa da celebrare e poi archiviare. È il cuore pulsante della nostra fede, il punto di partenza per un’esistenza rinnovata. La resurrezione di Cristo non è un evento da commemorare una volta all'anno, ma una realtà viva, che ci chiama a cambiare ogni giorno.
Come credenti, non siamo mai “fuori” dal Triduo Pasquale. Ogni momento della nostra vita, in ogni stagione dell'anno, possiamo entrare nel mistero della passione, morte e resurrezione di Cristo che vivremo a partire da domani sera con la Messa In Coena Domini. Lo esprime bene una riflessione tratta dall’ultima enciclica di papa Francesco Dilexit nos:
Non è possibile stabilire un prima e un dopo senza alcun legame, anche se il nostro pensiero non sa come spiegarlo. Il Vangelo, nei suoi vari aspetti, non è solo da riflettere o da ricordare, ma da vivere, sia nelle opere d’amore che nell’esperienza interiore, e questo vale soprattutto per il mistero della morte e della risurrezione di Cristo. Le separazioni temporali che la nostra mente utilizza non sembrano contenere la verità di questa esperienza credente in cui si fondono l’unione con Cristo sofferente e al tempo stesso la forza, la consolazione e l’amicizia che godiamo con il Risorto. (DN 156)
Viviamo nel tempo, ma la grazia di Dio non è limitata dalle nostre categorie temporali. La morte e la risurrezione di Cristo non sono eventi confinati a un passato da commemorare, ma una realtà che si rinnova nel presente, trasformando la nostra esistenza. E questo non solo in Quaresima!
Uniti al Risorto nella luce e nella prova
Questa verità si traduce in una chiamata concreta: vivere ogni giorno alla luce della resurrezione, ma senza dimenticare che essere con Cristo significa anche condividere la sua croce. Come leggiamo ancora in Dilexi nos:
È il Risorto che, attraverso l’azione della sua grazia, rende possibile che ci uniamo misteriosamente alla sua Passione. Lo sanno i cuori credenti che vivono la gioia della risurrezione, ma allo stesso tempo desiderano partecipare al destino del loro Signore. Sono disposti a questa partecipazione con le sofferenze, le stanchezze, le delusioni e le paure che fanno parte della loro vita. Non vivono tale Mistero in solitudine, perché queste ferite sono ugualmente una partecipazione al destino del corpo mistico di Cristo che cammina nel popolo santo di Dio e che porta in sé il destino di Cristo in ogni tempo e luogo della storia. (DN 157).
Essere cristiani significa abbracciare questa tensione: gioire della risurrezione, ma anche portare la croce con Cristo. Non si tratta di un semplice equilibrio tra momenti di gioia e momenti di prova, ma di un'unione profonda con il Signore, che trasforma ogni fatica in offerta e ogni sofferenza in occasione di grazia.
Con questa riflessione, noi, fr. Giovanni e fr. Richard, vi auguriamo una santa e felice Pasqua!
Che la vostra sequela di Cristo non si esaurisca con la fine della Quaresima o con il pranzo della festa, ma si approfondisca ogni giorno, nella gioia della risurrezione e nell’impegno per il Regno di Dio.
Cristo è risorto! Sì, è veramente risorto! Alleluia!
Immagine: Beato Angelico, Discesa di Cristo nel Limbo (1141-42) da Wikipedia Commons