I Laici Single sono Chiamati a Qualcosa di Più Grande?
Dalla Rassegnazione alla Realizzazione
Qualche giorno fa ho finito di leggere il recente volumetto scritto dal mio confratello inglese fr. Nicholas Crowe OP sul tema vocazione: “Vivere la tua vocazione – Anche se non sai ancora quale sia”. A parte il linguaggio semplice ma mai banale e la grande capacità di sintesi di fr. Nicholas (è bastato solo un pomeriggio per leggerlo), ho apprezzato particolarmente il fatto che diverse pagine sono dedicate alla vocazione di tante persone nella Chiesa la cui “categoria” è spesso dimenticata.
Mi riferisco a tutti quei laici single, uomini e donne di tutte le età, che non essendo sposati né avendo una particolare consacrazione come religiosi finiscono troppo spesso fuori da qualsiasi discorso vocazionale. Più di una volta ho ascoltato dei fedeli single lamentarsi del fatto che in tante occasioni, quando si prega per le vocazioni, si tende a menzionare solo tre stati di vita particolari (matrimonio, sacerdozio e vita religiosa) facendoli sentire esclusi dalla grazia della vocazione.
Eppure, pensandoci bene, non sono forse tanti fedeli single a fare del lavoro insostituibile nelle nostre comunità ecclesiali o nella società in genere? Forse, dopotutto, la vocazione esiste anche per loro e in tanti la stanno già vivendo!
Vocazione vs Stati Secondari
Una prima importante distinzione è quella tra vocazione e stati secondari. Con troppa facilità, si tende a confonde la vocazione cristiana come condizione di vita di ogni battezzato con gli stati particolari (o secondari) in cui questa vocazione viene poi realizzata. Ridurre la parola “vocazione” alla chiamata di alcuni giovani a diventare sacerdoti è a dir poco riduttivo!
Fr. Nicholas ci aiuta a capire l’essenza della vocazione richiamando un episodio della sua infanzia. Nel mercatino annuale della sua parrocchia, i bambini erano invitati a regalare ai genitori qualcosa che potevano acquistare al mercatino stesso. Chiaramente sia i prodotti che i soldi venivano dati dagli stessi genitori. Eppure, la scelta del regalo da parte dei bambini rimaneva pur sempre una vera scelta e il riceverlo da parte dei genitori erano ugualmente la ricezione di un vero dono.
Fuor di metafora, fr. Nicholas vuole aiutarci a concepire la vita cristiana come un’esistenza dove tutto è dono di Dio e noi siamo chiamati a fare della nostra vita un dono in ricambio a Lui, pur sapendo che non possiamo darGli nulla che già non abbiamo ricevuto a nostra volta.
Volendo usare i termini che utilizzò san Tommaso d’Aquino, Dio ci chiama a vivere in amicizia con Lui. La vocazione cristiana, la chiamata fondamentale di ogni essere umano, è di vivere in amicizia con Dio. Questo, chiaramente, non vale solo per chi è stato chiamato a vivere delle forme di vita particolari nella Chiesa. Già solo per questo possiamo dire che anche i laici single hanno di certo una vocazione, che è la vocazione battesimale all’amicizia con Dio condivisa da tutti e ciascuno.
Single (non) per Scelta
Pur avendo assodato questo punto fondamentale sulla vocazione, resta ancora una certa aura di incompletezza ad aleggiare sulla condizione dei laici single. Di certo esistono delle persone che scelgono volontariamente di rimanere celibi pur non abbracciando nessuna forma ufficiale di consacrazione. Visto l’alta considerazione che il celibato riveste nel Cristianesimo, non penso ci debbano essere troppi dubbi sulla bontà di questo stato di vita.
La questione diventa tuttavia più complessa quando pensiamo a quelle persone che magari hanno desiderato per tanto sposarsi senza trovare la persona giusta o che hanno tentato senza successo di discernere una chiamata a qualche forma di consacrazione particolare.
Una persona che si ritrova a una certa età in questa condizione ha forse sbagliata tutto nella vita? Forse che Dio la chiamava al matrimonio ma non è stata mai capace di trovare la persona giusta? O forse quella persona si è resa impermeabile alla voce di Dio che la chiamava alla vita religiosa o sacerdotale? In definitiva, tutte queste persone sono forse destinate a vivere una vita a metà, sempre con il timore di aver sbagliato tutto e mancato la vocazione a cui Dio le aveva destinate?
Diciamolo subito: la risposta è no. Dio non destina nessuno a essere per sempre infelice in nessun punto della nostra vita. Fr. Nicholas cita anche un altro libro interamente dedicato a questo tema: “Single per uno Scopo più Grande - Una Gioia Nascosta nella Chiesa Cattolica” di Luanne D. Zurio, fedele laica single la quale dice che questo tipo di domande dove ci chiediamo se Dio abbia voluto o semplicemente permesso che una persona restasse single non sono necessariamente molto d’aiuto.
Aggiungerei che, la maggior parte delle volte, queste domande, che pure sono un peso che in tanti si trascino persino sino alla morte, sono molto raramente d’aiuto! La verità è che la vita è complessa; ci supera sempre. Le circostanze in cui ci troviamo nella vita sfuggono spesso dal nostro controllo. È vero che talvolta possiamo fallire a capire ciò che Dio ci sta chiedendo e possiamo così perdere delle occasioni importanti, ma la colpevolizzazione a vita non è di certo una via da percorrere in nessun caso. Come ho già detto: Dio non destina nessuno a essere per sempre infelice.
Laico, Single…e Felice!
Tuttavia, qua non si tratta semplicemente di accettare le circostanze in cui ci si viene a trovare e continuare a fare una vita da discepolo nel migliore dei modi. Zurio suggerisce che ci possa essere un valore intrinseco in questa condizione di laico single. Insomma, che possa essere una vera e propria vocazione!
Ho già menzionato all’inizio quanto tantissimi laici single siano fondamentali in tantissimi aspetti della vita della Chiesa. Sono d’accordo con Zurio nel vedere nello stato di vita di tanti fedeli single un segno dei tempi e una grande risorsa per la Chiesa.
L’autrice descrive, per esempio, come questi laici possano fare spesso molto più in termini missionari dei membri del clero che invece soffrono di maggiori pregiudizi da parte della società o semplicemente non sarebbero in grando, talora, di entrare in contatto con essa nella stessa maniera in cui i laici invece riescono.
Lungi, quindi, dal rassegnarsi meramente alla circostanze, dovremmo imparare a vedere e a far vedere nella Chiesa il valore proprio di questo stato di vita che, come la vita di ogni altro battezzato, può essere estremamente fruttuoso e felice. Come dice Zurio: ‘ Invece di concentrarci su ciò che non abbiamo, un coniuge umano o una vocazione religiosa, sarebbe meglio concentrarci sulla straordinaria opportunità che ci è stata data’.
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Immagine di David Besh