Nell'ultima settimana dell'anno liturgico, le letture del Vangelo presentano alcuni segni inequivocabili che indicano la presenza del Regno di Dio nel mondo. Per esempio, abbiamo racconto della vedova povera che, in un atto di devozione, dona i suoi ultimi due spiccioli nel tempio per la gloria di Dio (Marco 12). Questo racconto si aggiunge a una scia più ampia di segni di questo genere, come la storia di Elia e della vedova affamata di Sarepta di Sidone in 1 Re 17,7-16. Di fronte alla possibilità di morire di fame insieme al figlio, la vedova sacrifica comunque l’ultimo cibo che le rimane per lo straniero affamato, Elia, che arriva alla sua porta, onorando così il principio dell'accoglienza dello straniero. È una forma di solidarietà con lo straniero che trascende la semplice richiesta di giustizia. In cambio della sua gentilezza, Dio la ricompensa in modo da garantire la sicurezza sua e di suo figlio durante la carestia.
La solidarietà riguarda due aspetti. In primo luogo implica la consapevolezza di essere connessi gli uni con gli altri e con il resto della creazione. In secondo luogo comporta la disponibilità a sopportare le conseguenze di questa interconnessione alla luce del mandato del Vangelo, qualunque cosa accade.
Oltre la Giustizia
La solidarietà non consiste solo nel dare agli altri ciò che a noi sovrabbonde. Papa Benedetto è stato molto chiaro al riguardo. Non posso dare qualcosa a un altro dalla mia eccedenza perché, se non ne ho effettivamente bisogno e l'altro ne è privo, in sostanza appartiene a un altro da sempre. In questo caso, come ha scritto il Papa nel 2009, si verifica un ripristino della giustizia. L'altro riceve indietro ciò che gli è sempre appartenuto di diritto. La solidarietà cristiana va oltre il ripristino della giustizia perché l'amore consiste nel dare all’altro ciò che è effettivamente mio. E una volta che l'ho dato via, ne sento veramente la mancanza; non è più mio e io trovo ad avere veramente qualcosa in meno.
La solidarietà cristiana è quindi radicale e scomoda, ha un costo reale. Non si tratta di sentirsi bene perché si è espressa un'opinione politicamente corretta. L'artista pop Bob Geldof l'ha definita “la pornografia della povertà”. Guardiamo le immagini, inviamo denaro, proviamo un'emozione fugace e ci convinciamo di aver fatto qualcosa di buono. Ma non è un sentimento autentico, non è sofferenza. Per teologhe come Dorothee Soelle e Chiara Lubich, la capacità di co-soffrire era proprio l'essenza della solidarietà cristiana.
Insieme nel Getsemani
Dopo l'ultima cena Gesù invita i suoi discepoli a raggiungerlo nel giardino del Getsemani, a pregare con lui, a stare con lui nella sua agonia. Il martire Dietrich Bonhoeffer sosteneva che nel Getsemani c'è un completo rovesciamento di tutto ciò che le persone religiose pensano di sapere su Dio. Nel Getsemani l'umanità è chiamata alla solidarietà con la sofferenza di Dio in un mondo senza Dio. Solidarietà è co-soffrire con Dio.
In poche parole, la solidarietà cristiana non consiste solo nell'esprimere un senso di vicinanza o nel trasferire fondi alle organizzazioni umanitarie. La solidarietà cristiana inizia veramente quando cominciamo a sentirla noi stessi, nel momento in cui diamo via qualcosa di cui abbiamo veramente bisogno. Infatti, non possiamo fare altrimenti se affermiamo di essere davvero seguaci di Gesù il Messia. Egli infatti, per solidarietà, ha dato la sua vita per liberarci tutti da tutto ciò che poteva tenerci lontani da Dio.
Il coraggio di agire
Il punto cruciale è che la solidarietà cristiana ha un costo necessario per noi stessi, come individui e come società: solo allora è veramente amore per il prossimo. Lo capisco, è difficile da immaginare, eppure, nel corso della storia, molte donne e uomini hanno dimostrato il contrario con le loro vite: Francesco d'Assisi, Martin de Porres, Frederic Ozanam, Robert Schumann, Madre Teresa, Dorothy Day, Chiara Lubich.
Chi avrà il coraggio di seguire i loro passi?
Estratto da una conferenza di Richard Steenvoorde su Solidarietà nel XXI secolo, Simposio ATT, 's-Hertogenbosch, 18-11-2023.
Immagine: Falco su Pixabay