C’è ancora Posto per il Purgatorio e i Suffragi ai Defunti?
L’enciclica Spe Salvi e la Madonna del Carmelo
Una delle cose più belle della festa della Madonna del Carmelo al mio paese è il vedere così tante persone sfoggiare i propri scapolari. Si tratta di un segno di consacrazione antico e potente caro alla spiritualità personale di tanti santi tra cui san Giovanni Paolo II. Lo scopo di questa consacrazione è quello di ricordare anzitutto chi lo porta il proprio rapporto con Maria, aprendo sempre di più il cuore ai doni che lei vuole sempre concedere ai suoi figli.
Il “Privilegio Sabatino” e l’Oblio dell’Aldilà
Tra le tante grazie legate allo scapolare del Carmelo ce n’è una ben conosciuta dai devoti, ma che forse rischia di restare un po’ incompresa. Mi riferisco al cosiddetto “privilegio sabatino”, cioè la promessa fatta da Maria a coloro che portano lo scapolare di essere liberati dal Purgatorio quanto prima se sono stati regolari in una certa vita di preghiera e hanno sempre teso ad avere un amore casto, cioè sincero, non possessivo e senza doppi fini.
A prescindere da alcune controversie storiche intorno a questa particolare rivelazione privata, molti credenti oggi rimangono indifferenti, se non confusi, quando si tratta di pensare alla nostra vita dopo questo pellegrinaggio terreno.
In generale, penso che ci sia un oblio generalizzato dei temi che riguardano l’aldilà come il Purgatorio e il suffragio ai defunti. Tra i motivi c’è sicuramente il quasi abbandono di questi temi nella predicazione ai fedeli e l'avversione della nostra società a guardare in faccia la sofferenza e la morte.
Teologia Contemporanea e il Magisterio in Spe Salvi
Eppure, non sono mancati teologi recenti, cattolici e non, che hanno dato contributi sul tema al contempo solidi e creativi, capaci così di toccare la nostra immaginazione e capacità di comprendere. Basti pensare alla teologia che trasuda dal romanzo Il grande divorzio di C. S. Lewis.
In questo post vorrei concentrarmi sull’insegnamento a riguardo che Benedetto XVI ci ha donato nella sua enciclica Spe salvi sulla virtù teologale della speranza. Nei numeri dal 44 al 48, papa Ratzinger ci offre il suo magistero sul Giudizio, il Purgatorio e i suffragi basandosi su un’antica Tradizione, ma attingendo anche alla ricerca teologica contemporanea, di cui lui è stato uno degli esponenti più significativi.
Purificazione attraverso il Fuoco dell’Amore
Nel n. 46 Benedetto descrive la condizione dopo la morte di quella che, verosimilmente, costituisce la gran parte dell’umanità. Persone che hanno conservato fino all’ultimo respiro una sincera “apertura interiore per la verità, per l'amore, per Dio”, ma che al contempo hanno anche accumulato una lunga serie di compromessi con il male con cui hanno ferito i loro fratelli e sorelle. Portare lo scapolare e sforzarsi nella fedeltà a questa consacrazione mariana è proprio uno dei modi di mantenere sempre questa apertura interiore nei confronti di Dio.
La domanda che il papa pone a questo punto è quella che ci poniamo anche noi: “Tutte le cose sporche che hanno accumulate nella loro vita diverranno forse di colpo irrilevanti?” (46). Si potrebbe ben pensare che Dio nel suo amore ci accetti così come siamo e questo certamente lo fa! Ma il vero Amore ci dovrebbe davvero lasciare nella condizione di bene misto a male in cui ci siamo impelaganti durante tutta la vita? C. S. Lewis risponde a questa domanda con una delle sua perspicaci analogie:
“Le nostre anime chiedono il Purgatorio, non è forse così? Non ci si spezzerebbe il cuore se Dio ci dicesse: ‘È vero, figlio mio, che il tuo alito puzza e i tuoi stracci trasudano fango e melma, ma qui siamo caritatevoli e nessuno ti rimprovererà per queste cose, né ti allontanerà. Entra nella gioia’? Non dovremmo rispondere: ‘Con sottomissione, signore, e se non ci sono obiezioni, preferisco essere pulito prima’. ‘Potrebbe far male, sai...’. ‘Lo voglio ugualmente, signore’". (Lettera XX a Malcolm)
Di fronte alla bellezza infinita di Dio che finalmente scorgiamo più da vicino, la purificazione di noi stessi non è una punizione ingiusta da scontare per saziare l’ira di un Dio severo ma un dono da chiedere e desiderare, nonostante possa costare un’ultima sofferenza.
Benedetto fa riferimento alla purificazione attraverso il fuoco di cui parla Paolo in 1 Cor 3, 12-15. Riprendendo alcuni teologi contemporanei, il papa identifica questo fuoco con Cristo stesso in quanto Giudice e Salvatore. Di fronte a Lui ogni nostra maschera con cui abbiamo protetto il nostro piccolo ego e ci siamo schermati dall’amore di Dio scompare e così possiamo essere davvero noi stessi. Come qualsiasi lotta col nostro ego, questo causa sofferenza.
“È, tuttavia, un dolore beato, in cui il potere santo del suo amore ci penetra come fiamma, consentendoci alla fine di essere totalmente noi stessi e con ciò totalmente di Dio” (47).
I Suffragi: Amore oltre la Morte
Ancora in questo numero Benedetto sottolinea che non le nostre categorie temporali terrene sono profondamente inadeguate per parlare della durata di questa purificazione. Questo è il motivo per cui non ci si dovrebbe concentrare troppo sul giorno di sabato quando si parla del privilegio sabatino. La tradizionale indicazione del giorno di sabato non è certo il cuore della promessa, come già lasciava intendere la bolla dell’Inquisizione del 1613 a riguardo. Il punto cruciale, piuttosto, è che coloro che hanno intrattenuto un rapporto speciale con Maria in vita, non potranno che beneficiare del suo suffragio dopo la morte in una maniera speciale ed estremamente efficace.
Ed è proprio su questa dinamica del suffragio su cui il papa si concentra nel n. 48. Il problema, almeno apparentemente, è il seguente: se è l’amore stesso di Dio a purificarci, a cosa servono i nostri cosiddetti “suffragi” sottoforma di preghiere, Sante Messe ed elemosine?
Lungi dall’inserirsi in una logica mercantile di soddisfazione basata sul do ut des, l’antica pratica dei suffragi, già presente in qualche passo dell’Antico Testamento, ha a che fare con l’amore che cerca sempre il bene dell’altro ed è capace di varcare anche i confini della morte. Benedetto ci ricorda quanto sia confortante la convinzione cristiana “che l'amore possa giungere fin nell'aldilà, che sia possibile un vicendevole dare e ricevere, nel quale rimaniamo legati gli uni agli altri con vincoli di affetto oltre il confine della morte”.
E siccome ognuno di noi è sempre strettamente legato all’altro, piuttosto che essere una “monade” isolata (48), ciascuno continua ad avere bisogno dell’amore degli altri anche dopo la morte:
Le nostre esistenze sono in profonda comunione tra loro, mediante molteplici interazioni sono concatenate una con l'altra. Nessuno vive da solo. Nessuno pecca da solo. Nessuno viene salvato da solo. (48)
L’Amore Inarrestabile di Maria
In questa dinamica di aiuto motivato dall’amore, la Vergine Maria, nel suo amore infinito per ciascuno dei suoi figli, può fare certamente molto di più di noi con i nostri affetti spesso tiepidi e distratti. A coloro che già in vita Le hanno permesso di prendersi cura di loro e si sono affidati a lei come farebbero con la loro mamma biologica, Maria non aspetta a far loro arrivare il suffragio del suo amore materno. E questo lo fa quam primum, senza alcun indugio, e senza paura di mettersi all’opera persino di sabato. L’amore vero, dopo tutto, non conosce attesa.
Immagine: statua della Madonna del Carmelo nella chiesa a lei dedicata a Santo Stefano Quisquina (AG)