Il doppio focus dell'Avvento: Natale e Parusia
Nel corso dell'Avvento, la liturgia ci invita a riflettere sul mistero della nascita di Cristo. Associare questo periodo liturgico alla Risurrezione potrebbe quindi sembrare un errore! Non è forse la Quaresima che ci prepara a celebrare la Risurrezione?
In realtà, il periodo di Avvento, soprattutto nella sua prima parte, racchiude anche un tema tanto cruciale e quanto spesso trascurato: la Seconda Venuta o parusia. All'inizio dell'Avvento e alla fine di ogni anno liturgico, la Chiesa rivolge la nostra attenzione a questo evento finale della storia della salvezza, quando Cristo tornerà per giudicare i vivi e i morti e inaugurare un regno che non avrà fine. ALlora, alla fine di tutte le cose, la risurrezione della carne avverrà anche per noi, come è già avvenuta per Gesù.
Tuttavia, al giorno d'oggi, questo aspetto della speranza cristiana sembra spesso lontano, persino irrilevante per molti credenti…
Sfidare la Tentazione del Dualismo
Molti cristiani professano ogni domenica nel Credo la fede nella risurrezione della carne, ma ne cogliamo veramente il significato? Spesso si immagina la vita eterna come uno stato disincarnato, magari suonando l'arpa sulle nuvole insieme agli angeli, completamente staccati dalla nostra esistenza terrena. Ma questa immagine è ben lontana dall'insegnamento biblico e dalla fede dei primi cristiani. La salvezza non è una fuga dalla creazione, ma il suo compimento. Non si tratta semplicemente dell'ascesa dell'anima al cielo, ma della redenzione e della restaurazione del corpo e del cosmo alla fine dei tempi.
Il cristianesimo è radicato nell'incarnazione di Gesù Cristo - espressione concreta della bontà della creazione - e nella sua resurrezione nel suo vero corpo. Come potrebbe quindi la salvezza escludere il mondo materiale e la nostra stessa carne? Le idee dualiste, che vedono il corpo e la creazione materiale come inferiori o irrilevanti per la salvezza, contraddicono la visione cristiana. Questa tentazione dualista è riapparsa in varie forme nel corso della storia, da varie forme di spiritualismo a certe moderne reinterpretazioni dell'escatologia, cioè la dottrina sulla fine e sul fine dell’universo. Sant'Ireneo lottava contro questo tipo di concezione errata già nel II secolo, poco più di cento anni dopo il ministero terreno di Cristo.
Tuttavia, per i fedeli di tutti i tempi, la risurrezione di Gesù fonda la nostra speranza in una creazione rinnovata, dove corpo e anima sono uniti nella gloria.
La Dimensione Cosmica della Speranza Cristiana
Come è stato possibile che la visione escatologica della Chiesa si oscurasse fino a questo punto? Diversi cambiamenti culturali e teologici hanno contribuito a questa confusione. Un certo tipo di immaginazione spirituale, con un'eccessiva attenzione all'aldilà come un regno meramente spirituale, il razionalismo dell'Illuminismo e le tendenze teologiche contemporanee che enfatizzano la “resurrezione nella morte” hanno diluito la portata cosmica della speranza cristiana. Questo spostamento rischia di ridurre la salvezza a un'esperienza spirituale individuale e disincarnata, trascurando la promessa biblica di una creazione trasformata.
San Paolo offre una visione sorprendente del destino strettamente interconnesso che unisce l'umanità e l’intera creazione:
“La stessa creazione sarà liberata dalla schiavitù della corruzione per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti che tutta insieme la creazione geme e soffre le doglie del parto fino ad oggi. Non solo, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo. Nella speranza infatti siamo stati salvati.” (Romani 8:21-24a).
Questo passo ci ricorda che la salvezza non riguarda solo l'umanità, ma il rinnovamento di tutta la creazione. Lungi dall'essere scartato, il mondo fisico parteciperà alla gloria del Regno di Dio. Questa speranza sottolinea l'importanza della cura attenta dell'universo da parte dell'uomo. Se la creazione stessa è destinata alla redenzione, come possiamo trascurare di averne cura?
Atti d'Amore: Costruire per il Regno
La speranza nella risurrezione della carne e nel rinnovamento della creazione - lungi dal spingerci a fuggire dagli affari del mondo - ci spinge a impegnarci con passione e generosità nella cura di tutta l'umanità e della creazione in generale.
Di conseguenza, quando in questa vita diamo a chi non può ripagarci, non stiamo solo facendo qualcosa di buono per entrare in paradiso con la nostra anima. Stiamo costruendo il Regno di Dio qui e ora, quel “mondo che verrà” (come diciamo ancora nel Credo) in cui amare sarà come respirare: naturale, privo di sforzo, infinitamente vivificante; il nuovo mondo in cui non ci saranno limiti alla gentilezza che saremo in grado di mostrare gli uni verso gli altri e alla cura che avremo per tutto ciò che ci circonda.
Ogni atto d'amore in questa vita è come piantare un seme per questo Regno futuro che Dio finalmente realizzerà. Quando tendiamo la mano ai poveri, a chi è solo e a chi non può ripagarci, stiamo esprimendo un amore radicale e per molti versi controintuitivo - persino inutile - per la mentalità di questo mondo. Ma ognuno di questi atti è importante; come dice il teologo N.T. Wright, tutto il bene che facciamo nel presente “resterà nel futuro di Dio”. Nulla è perduto.
Pensate ai segni sul corpo risorto di Gesù, le ferite del suo amore sulla croce. Queste piaghe non sono state cancellate dopo la sua risurrezione, ma glorificate! Allo stesso modo, l'amore che diamo in questa vita, anche quando è difficile o inosservato, non sarà dimenticato. Farà parte della nuova creazione.
La Speranza Incarnata: Vivere per la Risurrezione
La speranza cristiana, quindi, non è astratta o distaccata dalla vita quotidiana. Ci chiama a incarnare l'amore qui e ora, costruendo un'anticipazione del mondo in cui regneranno giustizia, misericordia e compassione. Quando ci prendiamo cura dei poveri, degli emarginati e della terra stessa, ci allineiamo al piano ultimo di Dio: un Regno in cui tutta la creazione troverà il suo posto nella gloria.
La Seconda Venuta e la risurrezione della carne non sono reliquie di una teologia superata. Sono verità vitali che modellano il nostro modo di vivere e amare oggi. Mentre l'Avvento ci ricorda queste promesse, sforziamoci di abbracciare l'intera portata della salvezza: una speranza che è sia cosmica che personale, spirituale e fisica.
Recuperando questa visione, possiamo vivere nel presente con uno scopo, piantando semi d'amore che fioriranno nel Regno eterno di Dio, dove ogni lacrima sarà asciugata e la creazione gioirà della sua nuova e perfetta libertà. Che questa stagione di attesa ci ispiri ad agire con uno slancio rinnovato in questo mondo fatto di materia, a beneficio di questa umanità fatta di carne, sapendo che l'amore che doniamo oggi resterà per l'eternità.
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