“La grazia di Dio è un incontro, ed è un incontro d’amore”. Adrien Candiard op
È stato da poco tradotto in italiano l’ultima fatica letteraria del domenicano francese fra’ Adrien Candiard, priore della comunità domenicano a Il Cairo, impegnato in Egitto nel dialogo con l’Islam. Dopo alcuni fortunati testi di spiritualità, Candiard ci regala in quest’ultimo agile volumetto una riflessione sul tema della grazia.
Mentre il titolo francese presenta il libro in maniera più poetica con l'espressione “Sulla montagna. L’ asperità e la grazia” (Sur la montagne. L’aspérité et la grâce), il titolo italiano punta forse subito al succo della questione con il titolo “La grazia è un incontro. Se dio ama gratis, perché comandamenti?”. Il tema centrale del libro è infatti la grazia di Dio e la risposta che siamo chiamati a dare nelle scelte della nostra vita.
Grazia e Regno al cuore dei Vangeli
L’autore inizia sottolineando come la questione della grazia abbia capitalizzato il dibattito teologico in Occidente da sant’Agostino nel V secolo a Henri de Lubac nel secolo scorso. Ad oggi, però, la grazia sembra essere un po’ messa da parte nel discorso teologico contemporaneo e questo, secondo Candiard, è alla base di tante incomprensioni del messaggio cristiano.
Il frate francese riprende la definizione tradizionale di grazia come “ciò che è dato gratis” (gratia, id est gratis data) e la accosta ai numerosi riferimenti evangelici al Regno di Dio. Come la grazia è gratis per definizione, così pure Gesù nelle parabole presenta il Regno come un dono offerto a tutti indistintamente.
La parabola su cui si concentra Candiard è quella del banchetto di nozze dove il padrone di casa, alla fine, invita ogni sorta di persone senza fare distinzioni; tra questi, però, uno è trovato senza l'abito nuziale e viene perciò cacciato dal banchetto.
L’autore spiega che nell'antichità l'abito nuziale era un qualcosa che veniva dato agli ospiti direttamente da coloro che organizzavano la festa. Quindi la vera colpa di questo personaggio della parabola non è quella di non avere certi meriti personali per accedere al banchetto, ma quella di non essersi lasciato mettere l'abito nuziale; in altre parole, quella di non essersi lasciato amare.
Candiard mette in parallelo questo passo con il rifiuto iniziale di Pietro di farsi lavare i piedi da Gesù all'Ultima Cena. In quell’occasione, Gesù replicò al fervoroso (e testardo!) discepolo che, se non lo avesse lavato, non avrebbe avuto parte con lui.
Da ciò l'autore conclude che “troppo spesso noi crediamo che sia la giustizia di Dio a essere difficile; e invece proprio il suo amore per noi che facciamo fatica ad accettare” (p. 43). È proprio questo lasciarsi amare il segreto dell’incontro tra la nostra libertà e la grazia di Dio.
Perché i comandamenti?
L'altro problema che l'autore affronta è come conciliare la gratuità dell’amore di Dio con la necessità di rispettare le esigenze del Vangelo; com’è ben espresso dal sottotitolo italiano: se Dio ama gratis perché i comandamenti?. La risposta dell'autore si basa sul primato della coscienza, visione da sempre al centro del pensiero cristiano, ad esempio ella riflessione di Tommaso d'Aquino.
L'autore mette in luce come la Legge Nuova del Discorso della Montagna sia in effetti più esigente della Legge di Mosè in molti aspetti; tuttavia, presenta anche una grande differenza nella sostanza. Gesù dice di compiere la Legge Antica e questo significa che i suoi comandamenti hanno un modo di funzionare diverso rispetto a quelle di Mosè.
Mentre nella Legge Antica ci sono dei comandamenti puntuali su situazioni specifiche, la Legge del Discorso della Montagna è fatta perlopiù da aneddoti e immagini anche iperboliche che non sempre vanno presi alla lettera, ma ci vogliono piuttosto indicare una direzione per amare in modo radicale. Questi precetti generali, che non vogliono stabilire una casistica dettagliata, vanno poi applicati alla vita reale e in ultima istanza passati al vaglio della coscienza personale.
La coscienza ha certo bisogno di essere formata e deve trarre luce da questi precetti, lungi quindi da qualsiasi relativismo. I comandamenti, dunque, restano fondamentali, ma non come un modo per guadagnarsi l'amore di Dio, che è sempre grazia gratuita, ma come una direzione certa per rimanere fedeli all’amore di Dio in tutte le azioni della nostra vita.
Infatti, solo accogliendo l'amore gratuito di Dio possiamo seguire il suo comandamento di amarci come egli ci ha amato. Candiard sottolinea il fatto che la parola “come” in questo comandamento del Vangelo di Giovanni (Gv 15, 12) non significa una imitazione per noi impossibile dell'amore divino di Gesù, ma “indica in realtà l'origine: amatevi gli uni gli altri con l'amore con cui io vi ho amato, con l'amore che io, Gesù, vi do, con l'amore con cui io vi amo. […] È perché voi siete amati che potrete amare” (p. 73).
Sulla Montagna chiamati all’incontro
Nella conclusione del libro, Candiard ci apre una pagina della sua vita raccontando come la lettura del Discorso della Montagna da adolescente ha dato una direzione completamente nuova alla sua vita. Invece di sentirsi intimorito dalle esigenti indicazioni che Gesù dà in questi capitoli del Vangelo di Matteo, il giovane Adrien trovò uno slancio inedito per orientare il suo futuro. Come dice lui stesso: “Non sapevo bene, forse, che cosa mi stesse dicendo, ma sapevo di potermi fidare” (p. 105).
Non ho potuto fare a meno, nel leggere questo aneddoto personale, di ricordarmi di una mia esperienza analoga da adolescente quando lessi per la prima volta i Vangeli per intero. Ricordo di averlo fatto con un’applicazione sul cellulare, quasi con quel timore e quel nascondimento che caratterizza certi amori giovanili. Tra tutti quei passi, il Discorso della Montagna fu quello che mi toccò di più il cuore e per giorni e settimane sembrava che mi rimbalzasse continuamente in testa.
Il Discorso della Montagna ci insegna che è Dio che ci ama per primo ed è insieme a noi in questo cammino di crescita verso l’essere perfetti come il Padre. Questa perfezione non è da intendersi come uno sforzo impossibile da parte nostra; come dice Candiard: “La perfezione del Padre che interessa a noi è quella del suo amore dato a tutti gli uomini, giusti e ingiusti; è la sua misericordia, che non è condizionata dalla nostra gratitudine” (p. 70).
Ciò che conta per chi incontra la Parola del Risorto nel Vangelo non è essere capaci di mettere in pratica tutto a un tratto gli esigenti comandamenti di Gesù, ma lo scoprirci sorprendentemente amati da Lui. È nel sentirsi amati da Cristo che ci viene anche data la speranza certa che un giorno anche noi potremo vivere la vera felicità che si trova solo nell’essere capaci di amare come Lui ci ha amati.