Una parola dal Deserto:
Amma Sincletica disse: “Ci sono molti che vivono nelle montagne e si comportano come se fossero in città; stanno sprecando il loro tempo. È possibile essere un solitario nel proprio animo mentre si vive in mezzo alla folla, ed è possibile per coloro che sono solitari di vivere nella folla dei loro stessi pensieri”.
Una parola da un Frate:
Cosa c’è di meglio di un ritiro nel Deserto per vivere intensamente la Quaresima appena cominciata? Certo, facile a dirsi ma non certo a farsi! Dopotutto, leggere una riflessione alla settimana mentre si continua a vivere nel tran tran quotidiano non suona esattamente come un ritiro nel Deserto…
Eppure, Amma Sincletica, una delle spesso poco note Madri del Deserto, non sembra essere di questo avviso. Infatti, in questo apoftegma, lei rigetta qualsiasi rigida distinzione tra i solitari del Deserto e coloro che vivono nel trambusto della città.
Coloro che scelsero per prima di andare nel Deserto lo fecero per un desiderio di radicalità nel vivere la fede che non trovavano più possibile nella società del loro tempo. Noi non viviamo di certo una condizione tanto diversa! La Chiesa ci dona di vivere la Quaresima proprio al fine di ravvivare questo desiderio di radicalità da portarci poi tutto l’anno.
Cosa fare allora? Il consiglio fondamentale che ci dà Amma Sincletica è quello di non vivere “nella folla dei nostri stessi pensieri”. La grande guerra spirituale che gli asceti intrapresero, come già anche Gesù con le sue tentazioni nel Deserto, è quella contro i pensieri cattivi (in greco “logismoi”).
Pensieri che ci spingono a fare del male che atrofizza la nostra vita; pensieri che ci fanno ricordare solo il male subito chiudendoci a ogni possibilità di persone; pensieri che ci fanno concentrare solo sul negativo della nostra vita chiudendoci alla gioia immensa di vivere da figli di Dio a cui il Padre continua a dare un’immensità di doni.
Combattere i pensieri cattivi in questa Quaresima significa prendersi del tempo, che sia anche una volta a settimana, per dare un nome a questi pensieri e, secondo l’insegnamento di tanti Maestri del Deserto, rivelarli a un fratello o sorella nella fede affinché perdano il loro potere mortale. La confessione sacramentale è certamente un momento privilegiato per questo svelamento salvifico, ma anche un colloquio sincero e fraterno può essere un’arma potentissima.
Combattere i pensieri non è un esercizio intellettuale, ma un tornare al concreto della realtà riscoprendola come spazio abitato realmente da Dio. La prima ascesi a cui siamo chiamati in questo deserto è quella di dare un nome al male che ci abita senza paura e ipocrisia. Scoprirsi radicalmente imperfetti per riscoprirsi ancor più profondamente amati! Per questo papa Francesco ci ha ricordato nel messaggio quaresimale di quest’anno che ‘affinché sia concreta anche la nostra Quaresima, il primo passo è voler vedere la realtà”.
In questo modo, come dice ancora il papa, “attraverso il deserto Dio ci guida alla libertà” e con la libertà arriva una gioia mai conosciuta prima. Potremo dire di aver vissuto un’efficace ascesi quaresimale se avremo una “catena mentale” in meno e un ragione per sorridere in più.
Una parola da rivolgere a Dio:
Signore delle nostre vite,
allontana da noi lo spirito dell’ozio,
della tristezza, del dominio e le parole vane.
Accorda ai tuoi servi
lo spirito di saggezza, di umiltà, di perseveranza
e la carità che non viene mai meno.
Sì, nostro Signore e nostro Re,
concedici di vedere i nostri errori
e di non giudicare i fratelli,
perché tu sei benedetto
ora e nei secoli dei secoli.
Amen.
(Preghiera quaresimale di Sant’Efrem il Siro – IV sec.)